11 / 28 settembre 2012
SBLU_spazioalbello
La ripresa della stagione espositiva autunnale, porta in SBLU_spazioalbello tre artisti accomunati da una singolare ricerca formale: l’indagine intorno alla ruota e al cerchio e a tutte le implicazioni simboliche che queste figure tradizionali evocano. La ruota è rappresentazione di un percorso senza fine, metafora dell’inarrestabile trascorrere del tempo, visualizzazione del rapporto tra centro e circonferenza e anche una sensazionale scoperta dell’umanità.
Il cerchio è linea che separa il dentro rispetto al fuori. Tra le figure geometriche è simbolo di tutto ciò che è celeste: il cielo, l’anima, l’illimitato, Dio. In alchimia rappresenta l’oro.
Nelle raffinate installazioni di Pino Lia, il cerchio è presente con i suoi forti significati di inserimento ed esclusione, carichi di profonde risonanze politiche. In questa mostra ci viene proposto come un grande bersaglio con un magnetico centro, che risucchia l’attenzione al suo interno; un totem nel quale fare confluire e ripartire il confronto tra staticità e dinamica, tra interiore ed esteriore. Quando questo simbolo viene attorniato da immagini di altri cerchi o ruote, che sono copricapi etnici reinterpretati, allora il discorso si apre all’umanità tutta, nel confronto e nel rispetto delle sue diversità multiculturali. L’installazione diventa quindi luogo di conoscenza, ricco di contaminazione e scambio, dove è possibile trovare un senso comune delle cose, al di sopra del contingente.
Fabrizio Martinelli è scultore che privilegia, per la sua ricerca, il materiale di recupero. I suoi cerchi sono resti di macchinari, ingranaggi, frammenti di ferro ricurvi e arrugginiti, che diventano la base di partenza per introdurre, spesso attraverso la vetroresina, altre volte con frammenti di plastica, la luce e il colore. Il tempo fisico dell’oggetto si fonde con quello immateriale della trasparenza vetrosa, che opacizza la visione d’insieme per trasmetterci, attraverso una porzione di colore, un’emozione inaspettata. Spesso i suoi lavori sono pensati per un contesto particolare, all’aperto, dove grazie alla luce naturale, che cambia nell’arco della giornata, si rinnovano in continuazione, facendo dell’ambiente una componente dell’opera stessa.
Il cerchio di Fabrizio Molinario è più ludico e immediato. E’ il cerchio delle biciclette multicolori, delle nere ruote delle auto da corsa e quello della miriade di teste degli spettatori delle gare sportive che ci propone, riempiti di tutti i colori della tavolozza: gialli, bianchi,neri,rosa, rossi, blu. Attraverso un segno materico, istintivo e quasi infantile, ci offre una visione dinamica, piena di pathos di una realtà che attraverso lo sport e il gioco ci restituisce la dimensione del mettersi alla prova, del coraggio di provare se stessi affrontando e superando la barriera del limite. Ci suggerisce l’importanza della consapevolezza, che va ricercata nonostante la frammentazione di un mondo sempre più convulso, con la freschezza e l’ingenuità propria dei primitivi. Come recita il titolo di una sua mostra: “Se non son cerchi sono girotondi”.
PINO LIA
Nelle raffinate installazioni di Pino Lia, il cerchio è presente con i suoi forti significati di inserimento ed esclusione, carichi di profonde risonanze politiche. In questa mostra ci viene proposto come un grande bersaglio con un magnetico centro, che risucchia l’attenzione al suo interno; un totem nel quale fare confluire e ripartire il confronto tra staticità e dinamica, tra interiore ed esteriore. Quando questo simbolo viene attorniato da immagini di altri cerchi o ruote, che sono copricapi etnici reinterpretati, allora il discorso si apre all’umanità tutta, nel confronto e nel rispetto delle sue diversità multiculturali. L’installazione diventa quindi luogo di conoscenza, ricco di contaminazione e scambio, dove è possibile trovare un senso comune delle cose, al di sopra del contingente.
Nato a Mesoraca (KR) 1955, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Negli ultimi anni la sua ricerca ha approfondito il tema della multiculturalità ; il suo lavoro è diventato il luogo delle contaminazioni e delle intersezioni non soltanto nelle tecniche utilizzate, ma anche nelle differenti ibridazioni espressive coinvolte.
Pino Lia vive e lavora a Milano. Ha presentato il suo lavoro in numerose ed importanti mostre in Italia ed in Belgio.
Nel 2012 ha esposto nelle mostre: “Il teatro e il suo sogno”, Chiesa San Francesco, Pozzuolo Martesana, (MI) a cura di Pino Decidue, Anna Comino .“ZigZart”, installazioni Villaggio Idro, Milano, a cura di Jacqueline Ceresoli. “Estremità”, Chiesa dell’Angelo, Lodi, a cura di D.Baruzzi, L.Brambilla.
FABRIZIO MARTINELLI
Fabrizio Martinelli è scultore che privilegia, per la sua ricerca, il materiale di recupero. I suoi cerchi sono resti di macchinari, ingranaggi, frammenti di ferro ricurvi e arrugginiti, che diventano la base di partenza per introdurre, spesso attraverso la vetroresina, altre volte con frammenti di plastica, la luce e il colore. Il tempo fisico dell’oggetto si fonde con quello immateriale della trasparenza vetrosa, che opacizza la visione d’insieme per trasmetterci, attraverso una porzione di colore, un’emozione inaspettata. Spesso i suoi lavori sono pensati per un contesto particolare, all’aperto, dove grazie alla luce naturale, che cambia nell’arco della giornata, si rinnovano in continuazione, facendo dell’ambiente una componente dell’opera stessa.
Nato a Lecco il 29/03/1958 dove vive e lavora. Si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1982.
Lavora sulle trasparenze con materiali diversi anche di recupero: vetro,vetroresina, ferro, legno, realizzando installazioni, pittura e scultura. Insegna “Discipline pittoriche’’ presso il Liceo Artistico Statale di Lecco.
Espone dal 1982 in Italia: ’’Fuoricentro’’, presentazione di Luciano Caramel e Annamaria Isacco-Villa Comunale, Erba, Como.
“Babele”, Galleria ArteFatto, Monza Milano. E all’estero: ’’Pittura Uno’’,Centro Culturale Macòn, Francia.’’ L’invasione degli ultracorpi ’’, presentazione a cura di M.Senaldi-Milan /Limerik Exchange,Beltable Arts Centre,Limerik-Irlanda.
FABRIZIO MOLINARO
Il cerchio di Fabrizio Molinario è più ludico e immediato. E’ il cerchio delle biciclette multicolori, delle nere ruote delle auto da corsa e quello della miriade di teste degli spettatori delle gare sportive che ci propone, riempiti di tutti i colori della tavolozza: gialli, bianchi,neri,rosa, rossi, blu. Attraverso un segno materico, istintivo e quasi infantile, ci offre una visione dinamica, piena di pathos di una realtà che attraverso lo sport e il gioco ci restituisce la dimensione del mettersi alla prova, del coraggio di provare se stessi affrontando e superando la barriera del limite. Ci suggerisce l’importanza della consapevolezza, che va ricercata nonostante la frammentazione di un mondo sempre più convulso, con la freschezza e l’ingenuità propria dei primitivi. Come recita il titolo di una sua mostra: “Se non son cerchi sono girotondi”.
Nato a Novara, è un pittore polimaterico e la sua pittura è giocata sulla riscrittura dello spazio: luce e colore delineano una nuova dimensione spaziale piena di energia cromatica. Molinario definisce “aree delimitate” gli spazi presenti nella quotidianità.
Dopo una lunga ricerca artistica solo dal 2003 Molinario ha iniziato ad esporre le sue opere in Italia si ricordano le personali “Campi e Campi”,Pinacoteca Villa Soranzo, Varallo Pombia (NO) e “Circuiti dinamici”, Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano. E le collettive “Totem”, Castello degli Estensi, Ferrara. “A3” e ”Colori d’Italia”, Museo Civico Contemporaneo, Silistra (Bulgaria).